- Oggetto:
- Oggetto:
Selvicoltura applicata
- Oggetto:
Anno accademico 2007/2008
- Docente
- Prof. Gianfranco MINOTTA (Affidamento)
- Insegnamento integrato
- Sistemi silvo-pastorali (A2133)
- Corso di studi
- Non indicato
- Anno
- Non indicato
- Crediti/Valenza
- 5
- SSD dell'attività didattica
- AGR/05 - assestamento forestale e selvicoltura
- Mutuato da
- Comune a Sc. forestali
- Oggetto:
Sommario insegnamento
- Oggetto:
Obiettivi formativi
Risultati attesi
•Conoscenza della distribuzione e delle caratteristiche autoecologiche delle principali specie forestali presenti in Italia con particolare riferimento a quelle più diffuse negli ambienti piemontesi.
•Conoscenza delle problematiche colturali di maggiore rilievo per le diverse specie trattate
e delle tecniche selvicolturali più idonee per affrontare tali problematiche in relazione anche agli obiettivi della gestione.- Oggetto:
Risultati dell'apprendimento attesi
Conoscenza delle principali caratteristiche autoecologiche delle specie forestali più diffuse in Italia
Conoscenza delle problematiche selvicolturali di maggiore rilievo per le diverse specie trattate e delle tecniche colturali più idonee per affrontare tali problematiche in relazione anche agli obiettivi della gestione.- Oggetto:
Programma
Lezioni
•I piani di vegetazione in Italia.
•Aspetti generali della selvicoltura nel piano mediterraneo. Cenni sulle querce sempreverdi (leccio e sughera) e sui pini mediterranei (pino domestico, pino d’Aleppo, pino marittimo).
•Aspetti generali della selvicoltura in ambiente planiziario e nel piano submontano. Le querce caducifoglie (roverella, farnia, rovere e cerro), il castagno. Cenni sulle principali latifoglie correlate alle querce (carpini, frassini, aceri) e sulla evoluzione spontanea della vegetazione forestale negli ex-coltivi abbandonati. Il caso particolare della robinia.
•Aspetti generali della selvicoltura nel piano montano. Il faggio, l’abete bianco, l’abete rosso, il pino silvestre. Cenni sui pini neri, sulle latifoglie “nobili” (frassino maggiore, tigli, ciliegio, aceri) e sulla betulla.
•Aspetti generali della selvicoltura nel piano subalpino. Il larice, il pino cembro, il pino uncinato, il pino mugo, l’abete rosso nel piano subalpino. Cenni sull’ontano verde.
Per ciascuna delle specie indicate saranno trattati i seguenti aspetti:
•Corologia (a livello europeo ed italiano)
•Ecologia (esigenze edafiche, temperamento, ecc..)
•Aspetti colturali (governo e trattamento, modelli colturali, ecc..)
•Aspetti funzionali (funzionalità delle diverse tipologie colturali in termini ambientali, produttivi, ecc…)
Esercitazioni
Le esercitazioni consisteranno in 2-3 visite in bosco realizzate in differenti piani di vegetazione, durante le quali gli studenti potranno verificare e discutere con il docente e con altri esperti della materia lÂ’applicazione a casi concreti dei principi selvicolturali appresi nel corso delle lezioni. Le problematiche specifiche affrontate e discusse nel corso delle esercitazioni potranno costituire argomento di esameTesti consigliati e bibliografia
- Oggetto:
- •Bernetti G., 1995 - Selvicoltura speciale. - UTET, Torino, pp. 415.
•Piussi P., 1994 - Selvicoltura generale. - UTET, Torino, pp. 421.
•Dotta A., Motta R., 2000 – Boschi di conifere montani. - Regione Piemonte, Assessorato Economia Montana e Foreste, Torino, pp. 192.
•Mercurio R., Minotta G., 2000 – Arboricoltura da legno. Ed. CLUEB, Bologna, 203 pp.
•Regione Piemonte, 1996 - I tipi forestali del Piemonte. - Assessorato Economia Montana e Foreste, Torino, 372 pp. - Oggetto: